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Vacanze per tutti.......si potrà?
Di zia Manu (del 11/06/2011 @ 17:27:39, in Parliamo di...)

Un coro di reazioni indignate ha accompagnato la decisione di cedere in gestione ai privati un certo numero di aree demaniali, compresi tratti di spiaggia da sempre libera. Nell’immaginario collettivo paradisi incontaminati di sole, sabbia e mare si sono trasformati in foreste di ombrelloni cementati e file di lettini, su cui aleggia l’odore di frittura che dai ristoranti a bordo spiaggia fluttua nell’aria fino alle boe di ormeggio di motoscafi e moto d’acqua accompagnato dall’immancabile disco-music a volume assordante. E non manca chi già si chiede cosa accadrebbe se, pur di assicurare introiti alle casse dello Stato, fosse concesso ai privati di mettere le mani pure su riserve e parchi naturali, fino ad oggi preservati con apposite leggi dalla speculazione edilizia ed aperti alla fruizione gratuita del pubblico.

Sono tante le aree di vario profilo morfologico (boschi, paludi, spiagge, boschi, laghi, montagne….) che, quale che sia il loro status e da qualsiasi ente dipendano, permettono a singoli e famiglie di trascorrere quasi gratuitamente il tempo libero: un minimo di organizzazione fa sì che non ci si possa perdere lungo i sentieri segnalati e puliti, e che si possa arrivare al mare anche fra gli scogli grazie a discese pedonali predisposte che garantiscono il transito dei bagnanti; cartelli e mappe permettono di orientarsi, scegliere percorsi di vario interesse e diversa difficoltà e durata, conoscere specie vegetali ed animali e leggere le regole di comportamento a cui attenersi.

A questa manutenzione “spartana” ma indispensabile si contrappone purtroppo ancora oggi, nonostante si cerchi di educare al rispetto dell’ambiente fin dai banchi della scuola materna, l’inciviltà dei frequentatori; ne sono testimonianza i mucchi di spazzatura che si intravedono fra i cespugli dei boschi, i rifiuti di ogni tipo abbandonati sulle spiagge, i bossoli espulsi dai fucili da caccia che fanno capolino fra le erbe anche nelle aree protette. Il personale addetto, d’altra parte (guardia parco e riserva, guardie forestali ecc), è limitato nel numero, e può offrire soltanto un certo tipo di servizio.

Come fare per garantire pulizia, sorveglianza e manutenzione accurate (garantendo al tempo stesso l’accesso gratuito del pubblico) anche quando le risorse locali e regionali non permettono di largheggiare? Ci sono soluzioni-tampone di vario tipo. Ad esempio far pagare (in proporzione alle dimensioni del veicolo o alla durata della sosta) il parcheggio a ridosso della riserva o della spiaggia, oppure fornire a pagamento servizi facoltativi come ombrelloni, sdraio, canoe, pedalò, docce ecc; oppure affidare una parte dell’area pubblica alla gestione privata, perché ne ricavi aree di ristoro, di relax e di gioco ben gestite e remunerative in cambio di un canone di locazione; anche in questo caso l’utente può accedervi se vuole, non è costretto a servirsi per forza della struttura a pagamento.

Queste soluzioni garantiscono una buona sinergia: si salva il principio dell’area naturale tutelata e protetta, si offrono incentivi e fonti di introito ad attività imprenditoriali, si assicurano entrate indispensabili per preservare l’area stessa dall’incuria e dal degrado. Mettere in tasca alla speculazione, rendere oggetto di lucro (una volta aggirato il vincolo, si sa che in Italia tutto diventa possibile…) luoghi di soggiorno e divertimento finora liberamente accessibili significa permettere di sfruttarli, alterarli e deturparli, penalizzando con l’imposizione di un sistematico salasso in denaro chiunque voglia semplicemente accedervi. Un’alternativa equilibrata e ben più accettabile sarebbe consentire una presenza ed azione privata estesa in senso spaziale ma ben limitata nelle attività e spettanze, che sia vantaggiosa per l’imprenditore ma che garantisca la conservazione del luogo, che offra a pagamento qualcosa di più a chi decide di concedersi agi e confort particolari ma assicuri il mantenimento dell’habitat naturale, permettendo al tempo stesso di non spendere a chi vuol fruire semplicemente di quanto la natura offre.

Ciò significherebbe conciliare in modo onesto le aspettative, le esigenze ed i vantaggi di tutti: fornire fonti di rifornimento finanziario alla realtà locale in sé e per sé, offrire posti di lavoro e motivazioni all’iniziativa privata e soprattutto venire incontro alle necessità di ogni tipo di pubblico: in modo che tutti, ma veramente tutti, possano avere la loro vacanza.

 

        

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