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Sforbiciate sbagliate e sforbiciate mancate
Di Admin (del 09/07/2011 @ 07:26:32, in Parliamo di...)
   Raffaele ROMANO 
 Un taglio di qua ed un altro di là: questa è l’unica ed amara ricetta che Tremonti ha saputo ed ancora elargisce agli italiani ma, d’altronde, in tutti questi anni non è che abbia mai saputo fare cose diverse. Diverse come l’adozione di provvedimenti che garantendo la crescita e lo sviluppo avrebbero consentito un aumento del PIL ed un’espansione della domanda interna che avrebbe rimesso in moto la perdurante stagnazione dell’economia italiana. Della mancata crescita e dello sviluppo in questi anni nessuno mai si è occupato in modo serio ed organico e ci ritroviamo ad essere il fanalino di coda dell’intera Europa negli ultimi 17 anni.
Con questo non si vuol dire che non occorra un sano rigore contabile bensì, accanto ad esso, andrebbe innestata una concreta strategia di crescita per la politica economica.
     Prima di tutto l’Italia deve riconquistare maggiore competitività con al centro il tema della crescita attraverso l’immissione di dosi massicce di competitività con un uso, a dir poco, spregiudicato della concorrenza, ad esempio nel settore dei servizi in generale. Ma come si fa se solo nei servizi pubblici locali abbiamo un numero impressionante di imprese pubbliche (1.266) che generano la bellezza di 38.000 poltrone nelle società controllate dagli enti locali fra cda, manager e collegi sindacali? E di queste società ben il 63% è in perdita?
      Un’indagine della Corte dei Conti del 2010 ha accertato che nel bel Paese ci sono 5.860 organismi di vario genere partecipati da 5.928 fra Comuni e Province. Di questi ben 3.787 hanno una forma giuridica societaria con 1.635 spa, con 1.401 srl, 556 consorzi e 194 cooperative. Senza dimenticare le industrie a rete, come i trasporti, le telecomunicazioni e l’energia. Per non parlare, poi, delle professioni chiuse nella difesa corporativa dei propri interessi di casta.
    Si perché, oltre alla cosiddetta e tanto vituperata casta dei politici, ci sono le ingombranti e potentissime corporazioni che affliggono l’intero sistema nazionale aperte solo alla revisione in aumento delle loro prestazioni e totalmente chiuse alla meritocrazia ed alla concorrenza, quest’ultima abolita da decenni dal loro vocabolario.
     E allora avvocati, notai, giornalisti, commercialisti, architetti farmacisti, ingegneri, medici, spedizionieri, infermieri, autisti, macchinisti, pubblici dipendenti ecc. tutti presi a difendere il loro orticello basato sulle tariffe esclusive. Per non parlare, poi, dei titolari di concessione che, da un bene pubblico, ne traggono vantaggi per intere generazioni stabilimenti balneari, agenzie turistiche, televisioni, radio,  trasporti marittimi, farmacie, taxi, telefonia  ecc. Con il vantaggio di pagare molto poco il canone di concessione allo Stato, ma di incassare fior di quattrini quando vendono la licenza come se la concessione fosse una loro proprietà.
     Infine ci sono i signor NO!!!!!!!!
NO all’alta velocità!
NO alle centrali a carbone!
No a nuove strade ed autostrade!
NO alle centrali nucleari!
NO alle pale eoliche!
NO a nuovi porti Turistici!
NO al deposito del materiale radioattivo!
    A tutti questi dinieghi bisognerebbe far riaccentrare in parte o in toto il livello decisionale per la salvaguardia del bene nazionale ed evitare, così, che altre nazioni ne continuino ad approfittare della nostra follia e ci sostituiscano.
 
        

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# 1
Un esempio eclatante di casta è proprio quella dei politici che dopo anni di chiacchere e promesse alla prima occasione hanno votato contro l'abolizione delle Provincie nonostante la cosa fosse inserita in tutti i programmi elettorali. Però a noi ci tocca pagare e sempre di più. RIDICOLI
Di  Anonimo  (inviato il 10/07/2011 @ 12:56:22)
# 2
Si elencano i mali ma non si dice come curarli. Dai piccoli consigli al governo di solito il ragioniere porta i conti e chiede di tagliare, ma è il collettivo che deve avere la capacità di andare avanti con quello che c'è. Mi sembra proprio che queste capacità manchino o non c'è il coraggio di fare quello che serve
Di  franco  (inviato il 10/07/2011 @ 14:24:29)
# 3
basta coi lamenti sto casino succede quando vanno avanti i peracottari io pe ste sanguisughe non caccio più un euro
Di  Anonimo  (inviato il 10/07/2011 @ 15:03:07)
# 4
Chiedere risparmi di gestione e meritocrazia ai nostri politici è come invitare il cappone al pranzo di natale. Con la moltiplicazione delle poltrone ci campano, infilano (naturalmente per meriti) quanti più parenti dappertutto, e coccolano ogni casta disposta a garantire voti. Faremo un botto..........
Di  Anonimo  (inviato il 11/07/2011 @ 13:40:06)

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