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Prove di Caporalato?
Di Faust (del 30/10/2010 @ 15:34:34, in Parliamo di...)

 Le difficoltà di trovare lavoro, in Italia, sono sempre esistiti, specialmente per i giovani in cerca di prima occupazione, ma gli ultimi dieci anni hanno registrato importanti modifiche del quadro normativo.

Tra la fine del 1997 e il 2010, la volontà dei Governi è stata quella di modificare le norme sul collocamento e sulle tipologie consentite dei rapporti di lavoro, con lo scopo principale di accrescere le opportunità di accesso al mondo del lavoro.
Lo scopo che ci si prefiggeva era di facilitare l’incontro tra l’impresa e la forza lavoro aumentandone le opportunità, ma come sempre accade in Italia, alle buone intenzioni sono seguiti gli stravolgimenti: la cupidigia di fare business con il “capitale umano”.
Il tema del lavoro è complesso tant’è, come ricorderete, qualche anno fa ci abbiamo fatto un convegno dal titolo “Senza lavoro nessuna libertà”, ecco perché abbiamo pensato di riprendere il tema e svilupparlo in più interventi di cui questo è il primo.
Le novità, come dicevamo, iniziano con D. lsg. 649/1997 che trasferisce la delega alle Regioni in tema di lavoro. Successivamente il DPR 442/2000 interveniva sulla natura e le modalità del collocamento con l’istituzione dell’elenco anagrafico unico al quale ci si poteva iscrivere se si è:
-          lavoratore nazionale inoccupato, disoccupato ed occupato in cerca di lavoro diverso;
-          cittadini comunitari, che si trovino nello stato di cui al punto precedente;
-          cittadini extracomunitari in possesso del permesso di soggiorno anche se non più occupati da non oltre un anno.
Già con il D. lgs. 469/’97 si prevedeva l’attività di mediazione tra domanda e offerta, in tema di occupazione, a cura di strutture private. Lo spirito del provvedimento era certo quello di favorire gli aspiranti lavoratori ed inoccupati, ma ….siamo in Italia.
Con la legge 388/2000 il business dei “sensali” si concretizza; viene confermata la gratuità dell’attività di mediazione per il lavoratore ma no per l’impresa, saldandosi così la funzione “para”- pubblica a quella commerciale: paga l’impresa per ottenere prestazioniche dovrebbero essere istituzionali.
Sarebbe lungo elencare cosa, in teoria, dovrebbe fare la società di mediazione, ne riassumiamo così i compiti:
-          raccolta dei curricula, preselezione, creazione banca dati;
-          ricerca e selezione del personale su mandato dell’impresa;
-          supporto alla ricollocazione professionale, mediante preparazione, ed affiancamento del lavoratore nella nuova attività.
 
Le cose vanno veramente così ? Stando agli ultimi dati sulla disoccupazione vi è un dato che preoccupa, oltre naturalmente alla crescita dei disoccupati, ed è il numero degli scoraggiati che ha raggiunto l’11% . Sono persone che hanno smesso di cercare lavoro perché non adeguatamente supportate e riqualificate.
Sarebbe interessante capire se sul fenomeno governa Sacconi o la Marcegaglia.
 Alla prossima!
        

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# 1
infatti siamo in Italia dove sembra che fanno le cose per te ed invece sono per i soliti amici del "quartierino"
Di  Anonimo  (inviato il 02/11/2010 @ 19:01:55)
# 2
tanta gente iscritta al "collocamento" lavora in nero, questo e' uno dei tanti problemi . Le piccole aziende, specie nel terzario non riescono a pagare anche i contributi, per cui rischiano . Non so bene come funzionano i centri per l'impiego,ho sentito di molta gente che si iscrive ma non che ha trovato lavoro per mezzo loro
Di  PB  (inviato il 03/11/2010 @ 07:54:56)

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