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L'Informazione deformata
Di Maradona (del 30/09/2013 @ 07:11:23, in Parliamo di...)
Ma come si fa a titolare e ad urlare dalle TV che la democristiana Merkel ha trionfato alle ultime elezioni politiche è un mistero che i media italiani tutti ci dovrebbero spiegare ma, ovviamente, non lo faranno mai. Infatti, dopo poche ore dai trionfalistici titoli,hanno dovuto incassare che nel Bundenstag non c’è nessuna maggioranza e che, al 99%, dovrà rivolgersi ai socialisti per formare un governo per guidare, per la seconda volta, una larga coalizione o, se preferite, un governo delle larghe intese.
Lo scorso 29 maggio la Commissione europea ha raccomandato al Consiglio europeo di abrogare la procedura d’infrazione per 5 Paesi (Italia, Lettonia, Ungheria, Lituania e Romania) che avevano sforato il tetto del 3% nel rapporto PIL/Debito. La stessa Commissione rilevava che nel 2013: la Spagna sarà al 6,5%, la schizzinosa Francia al 4,2%, l’ipercritica Olanda nei nostri confronti al 3,6%, il Portogallo al 5,5% e così via fino a raggiungere il numero di 20 Paesi UE su 27. Siamo a circa il 75% delle nazioni che non riescono a stare sotto quel livello. A questo punto qualcuno si porrà il quesito che questa regola non regge più?  
Qualcuno ha mai letto sui media italiani o sentito parlare nelle italiche TV delle Banlieu di Clichy-sous-Bois, Aulnay-sous-Bois e Sevran? Penso proprio di no! Ma se si ponesse l’altra domanda: avete mai letto o sentito parlare delle Vele di Scampia o della Vucciria di Palermo? E allora le risposte affermative a tale quesito arriverebbero copiose e negative. Eppure i tre quartieri parigini prima citati non hanno nulla da invidiare al ghetto del quartiere di Secondigliano anzi, per molti versi, lo superano abbondantemente. Eppure sui media d’oltralpe se ne parla solo quando vi sono rivolte di massa e la loro vita è squassata da conflitti armati molto cruenti. Sia ben chiaro che qui nessuno vuole giustificare alcuni italici mali, ma un po’ di equilibrio e qualche indagine giornalistica mirata sugli altri virtuosi Paesi d’Europa non farebbe male e riporterebbe alle dovute proporzioni le cose, ma tant’è!
A Dortmund, capitale della Rhur industriale, ci sono ben 580.000 abitanti ed il 25% di loro vive ai limiti della povertà con poco meno di 800 euro al mese. Questi 800 euro non sono il frutto di lavoro produttivo, bensì di sussidi alla disoccupazione ed una integrazione all’affitto di casa. Dortmund era la capitale di una regione industriale potentissima, ma oggi ha un tasso di disoccupazione del 4% in più della media nazionale. E all’interno della città vi è la capitale della depressione: Nordstadt, il quartiere più povero dove sorgono casermoni popolari in cui pensionati, donne e giovani dequalificati vivono alla giornata in un esplosivo cocktail di rumeni, albanesi, turchi, ed ora anche di spagnoli, portoghesi, greci ed italiani. Con qualche trucco contabile la Germania evita, come fa per il suo debito pubblico, di fare i conti con la realtà e la realtà dice che vi sono 7 milioni e mezzo di sottoproletari (donne e giovani) che vivono con i minijobs, contratti da 450 euro al mese esentasse previsti dalla legge Hartz IV che li ha legalizzati. Se ad essi si sommano il milione di lavoratori  a tempo determinato si ha uno spaccato sociale reale e non artificiale della Germania. Mentre la potentissima Ig Metal continua a far prendere aumenti salariali ai metalmeccanici teutonici ipersindacalizzati.
Ma in Italia di tutto ciò non c’è traccia e né notizia: preferiamo solo auto flagellarci!
        

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