Siamo quello che mangiamo 2
Di Lupoalfeo (del 25/10/2010 @ 12:56:56, in Parliamo di...)
Dopo la pubblicazione di: “Siamo quello che Mangiamo”,  abbiamo registrato diversi interventi di amici che vedono nei pochi controlli la causa principale delle sempre più frequenti alterazioni alimentari.
Va subito detto che il personale preposto e i relativi controlli sono numerosi e continui e ad eccezione di qualche pecora nera, in ragione dello 0,4% , sono efficaci e puntuali. I NAS dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e Forestale, nonché le autorità sanitarie vigilano sulla nostra salute.
Cos’è che non va allora?
Spinti dai facili guadagni, grazie ai controlli sono emerse organizzazioni malavitose che gestiscono “macelli abusivi” in Campania o che producono, falsificato ad arte,  “Amarone della Valponicella di Fara Novarese”. Quello che continua a mancare è la norma che tuteli l’interesse prevalente che vuole proteggere. Può essere l’interesse imprenditoriale  di un nome o di una griffe, può essere l’interesse dei consumatori a non ingurgitare prodotti di scarsa qualità fatti con materie prime d’importazione, abilmente utilizzati per realizzare, con dichiarazioni mendaci, prodotti finali “made in Italy”. Tale esigenza, alla luce di quanto si è scoperto è essenziale.
Certo nel primo caso ne risente solo il borsellino nel secondo la salute.
Con questo non si vuole affermare un principio a scapito dell’altro, ma il mutismo della Comunità Europea, i contributi assistenziali di Stato e gli interessi delle industrie non possono rappresentare un freno all’introduzione di una normativa con una Direttiva Europea, che tuteli il consumatore.
La corsa al “ made in Italy”, che caratterizza la tanto apprezzata nel mondo,“dieta mediterranea”, da quando il medico americano Ancel Keys, negli anni sessanta ne parlò come metodo di prevenzione per le malattie cardiovascolari è senza tregua. Non vorremmo però che le lobby delle grande industrie dell’abbigliamento e gli interessi delle catene alimentari prevalessero sui consumatori perché in questo caso è la salute a pagare per il facile “business” ,oltre alla credibilità del bel Paese,  e tutto ciò non è più tollerabile!